Newsletter #6, Luglio 2020

Connessioni

«Proprio in quel tempo Drogo si accorse come gli uomini, per quanto possano volersi bene, rimangono sempre lontani; che se uno soffre il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l'amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita». 
Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari, 1940

Sono debitrice nei confronti del dottor Alessio Acuzio, che oltre ad essere un collega mi pregio di considerare un amico, per avermi suggerito il celebre libro di Buzzati come similitudine della condizione particolare vissuta durante la pandemia di Sars-Cov 2. L’analogia si riferisce al vissuto dei sanitari che hanno lavorato negli “ospedali non-Covid”, per garantire assistenza ai cittadini affetti da patologie – non correlate all’infezione da Corona virus – durante il periodo della pandemia. Come l’ufficiale Giovanni Drogo, il protagonista del romanzo, attende nella fortezza Bastiani – sita ai confini del regno – la calata dei Tartari, così medici e infermieri, che sono rimasti negli “ospedali puliti”, hanno atteso l’arrivo di pazienti che per alcune settimane sono stati meno numerosi rispetto al previsto. È accaduto che alcuni abbiano vissuto sentimenti d’inutilità e inadeguatezza ritenendo che sarebbero stati più utili se impiegati nell’assistenza all’interno degli “ospedali e reparti Covid”. Molti hanno chiesto con insistenza di essere mandati a quello che è stato definito “il fronte” della pandemia. Pur non amando il linguaggio bellico, devo ammettere che si presta bene a descrivere la condizione che si è venuta a creare in quel periodo. “Il fronte” era costituito dagli ospedali dedicati alla cura dei pazienti affetti da Corona virus, e all’interno di questi, i reparti di Medicina Intensiva hanno rappresentato lo schieramento più avanzato. Fra coloro che sono rimasti “nelle retrovie”, negli ospedali e nei reparti di Medicina Intensiva non-Covid, alcuni si sono sentiti – a tratti – ospiti di una sorta di fortezza simile alla Bastiani descritta da Buzzati. 

Rileggendo il romanzo, mi ha particolarmente colpita la frase riportata in incipit. Il dolore e la sofferenza dei pazienti, dei loro familiari e dei curanti, rimarranno a lungo nella memoria collettiva, ma l’esperienza di quelle settimane ha lasciato a molti di noi anche altre sensazioni e ricordi positivi. La nostra apprensione per il benessere dei colleghi “partiti al fronte” era ricambiata dalla loro, preoccupati di aver lasciato noi a fronteggiare un carico di lavoro che immaginavano più elevato a causa dell’aumento dei posti letto e per la loro assenza. Tutti, al fronte e nelle retrovie, evocano il ricordo di un’immediata capacità di collaborazione e solidarietà fra colleghi che si sono ritrovati a lavorare insieme per la prima volta. Decine e decine di curanti che appartengono a reparti, servizi e ospedali diversi – sia negli ospedali Covid che non – hanno imparato a mettere le proprie competenze ed energie al servizio degli altri, dei pazienti innanzitutto, ma anche dei colleghi. La naturalezza e la rapidità con cui questo è avvenuto hanno colpito i più. 

Per averlo vissuto in prima persona – e ascoltando l’esperienza di tanti colleghi – conservo la sensazione che quanto abbiamo vissuto ha aperto una breccia nell’incomunicabilità della sofferenza e che, in quei giorni, ciascuno abbia cercato di prenderne una parte su di sé per alleviare quella altrui. Buzzati, attraverso Drogo, afferma “che se uno soffre, per questo gli altri non sentono male […], e questo provoca la solitudine della vita”; mi piace pensare che durante la fase più acuta della pandemia la maggior parte dei miei colleghi abbia in qualche modo lottato anche contro questa verità, affrontando la propria, personale esperienza del male alla ricerca di un modo per sentirsi e far sentire gli altri meno soli. La speranza (e l’augurio) è che l’abbiano trovato.

Valentina Di Bernardo

Pensieri

Brevi approfondimenti, estratti di articoli, video, citazioni, idee, spunti o semplici annotazioni per riflettere insieme sui temi più attuali delle Medical Humanities.

«Una delle difficoltà maggiori che gli infermieri hanno dovuto affrontare [durante la pandemia, ndr], comune a tutte le sedi dell'EOC, è stata la solitudine del paziente nella malattia. Senza visite, il curante rimane l’unico contatto con il quale il paziente può condividere le proprie angosce e dal quale i suoi familiari ricevono notizie sul suo stato di salute. È un carico emozionale non indifferente. Abbiamo sempre insistito sull’importanza del contatto con il paziente, sulla vicinanza e il coinvolgimento dei familiari nel processo di cura. Paradigmi che sono stati stravolti da questa malattia, che per essere gestita richiede invece una distanza fisica che non fa parte del nostro essere infermieri».
"COVID-19: l’unione fa la forza per la rete EOC", a cura di Rosanna Amoruso, INFO SBK ASI, giugno 2020

«Penso che la sanità debba essere pubblica, penso che la salute non sia in vendita. La differenza fondamentale fra la sanità pubblica e quella privata è che la prima lavora per ridurre il fatturato, la seconda per aumentarlo. Al malato interessa se chi lo cura lo fa per per prevenire la malattia (e la pandemia è un'evidenza di ciò), oppure se chi lo cura ha il problema di aumentare il suo fatturato: è una cosa completamente diversa».
Giuseppe Remuzzi in "Petrolio-Antivirus", RAI 2, 30.05.2020

«La nostra storia recente ci insegna che l'offesa arrecata alla dignità della morte mina l'intera comunità, impedisce il lavoro del lutto, inibisce la memoria. L'impossibilità di elaborare il passato sospende il presente, sbarra il futuro. i singoli gesti del commiato, i riti collettivi della perdita, sono perciò indispensabili».
Donatella di Cesare, "Commemorare le vittime del coronavirus", L'Espresso, 19.04.2020

«Quello che è certo è che quello che diventeremo non è già stato, non potrà essere quello che siamo già stati. Non più dopo questo trauma. È questa la nostra paura più grande. Ma come diceva bene Jung: "Là dove è più grande la paura, questo è il nostro compito"».
Massimo Recalcati, "La curva dell'angoscia", La Repubblica, 11.04.2020

«Nous avons fait là (pandémie, ndr) l’expérience concrète de l’extraordinaire sens civique de la population laïque, grâce à la discipline dont ces citoyens ont fait preuve et aux réseaux de bénévoles qu'ils ont mis en place. Cela doit rester un jalon dans la conscience et l’identité des laïques. Leur comportement pendant la crise démontre que la religion ne peut plus revendiquer de supériorité morale».
Eva Illouz, "Depuis les ténèbres, qu’avons-nous appris?", L'OBS, 11.05.2020

«La sventura ci priva di noi stessi, ci priva di quell’Io che è il nostro naturale sostegno. È come se nella sventura il tempo si frantumasse in mille schegge che si conficcano in un presente improvvisamente senza più storia né avvenire. Si, la sventura ci fa perdere il tempo e ci fa perdere il mondo. E ci fa sanguinare l’anima. […]  Tra i risvolti di questa crisi [dovuta alla pandemia, ndr] c’è la riscoperta della lentezza, del tempo lento, molto più vicino a quello interiore. Sono giorni questi in cui la solitudine imposta dall’emergenza potrebbe indurre giovani e non più giovani a riflettere sul senso della vita e a riscoprire proprio quel tempo lento o interiore che consente di ridare senso al passato sottraendoci alla famelica egemonia del presente».
Eugenio Borgna in Antonio Gnoli, Follia e poesia sono sorelle, Robinson - La Repubblica, 11.04.2020

«Può anche darsi che la paura sia roba da femmine. Non per caso i Paesi nei quali il Covid ha fatto meno vittime, notizia giustamente stra-citata da settimane, sono tutti governati da donne. Di conseguenza, si capisce che gli animosi maschi di destra preferiscano perire nella pugna (Trump armi in pugno, Bolsonaro a cavallo, Sgarbi gridando «capra!» al virus) piuttosto che chinare il capo all’evidenza. Non fosse che levarsi la mascherina, come ormai sanno anche i bambini delle scuole elementari nonostante la chiusura delle stesse, non espone all’inclemenza della malattia solo il proprio bel volto intemerato; espone gli altri al tuo fiato. Circolare senza mascherina è dunque il più classico dei “me ne frego”, da pronunciare petto in fuori. Questo ci rimanda, inesorabilmente, alla domanda iniziale: la mascherina non è di destra né di sinistra, ma non mettersela è una forma di arditismo a costo zero. Il prezzo lo pagano gli altri.». 
Michele Serra, L'amaca - "Veri maschi contro il virus", La Repubblica, 13.06.2020

«Je pense qui c’est bien si le public comprend que la science ne produit pas des vérités. Ce qu’elle fait, c’est diriger vers la vérité, qu’elle n’atteint jamais complètement. Cela signifie qu’il y a toujours de la place pour l’erreur, l’incertitude et le doute. C’est toujours mauvais quand les politiciens disent avoir pris des décisions en accord avec la science. Cela ne veut absolument rien dire. De quelle science parlez-vous? Quelles preuves, quelle incertitude, à quel point êtes-vous sûr des résultats? La «science» dans ce sens-là est une invention des politiciens pour se protéger des critiques. Dons nous devons expliquer qu’une telle chose, «la vérité» ou «la science», cela n’existe pas. Il y a seulement des probabilités, et des possibilités». 
Richard Horton, "Le COVID-19 montre une faillite catastrophique des gouvernements occidentaux", Le Monde, 20.06.2020

Sullo scaffale

Consigli di lettura, spunti di riflessione, recensioni di libri e film raccolti nel Centro di documentazione della Fondazione Sasso Corbaro.
Riparare i viventi
Maylis de Kerangal

[...] La grandezza di questo breve romanzo (218 pagine), definito sulla quarta di copertina da un blurb azzeccatissimo «bello come una tragedia antica», non sta solo nella vicenda narrata ma nella sua coralità. Più facile sarebbe stato concentrarsi su Simon, renderlo protagonista unico e assoluto della sua storia. De Kerangal, invece, liberando la medicina dal suo peculiare linguaggio tecnico (senza però che i dettagli più realistici vengano meno), riesce a descrivere con una prosa perfetta e in maniera mai superficiale, pietistica o scontata tutta la rete di personaggi che viene coinvolta dal tragico evento. [...] Continua a leggere

Recensione di Federica Merlo

Il 27.05.2020, in occasione del Premio Von Rezzoni XIV, l'autrice ha conversato con Philippe Lançon, scrittore francese finalista con il suo libro La traversata (Edizioni e/o, Roma, 2020) - recensito nella Newsletter #2.
I colpevoli
Andrea Pomella

Dopo aver scritto un meraviglioso mémoir sulla sua depressione, (L’uomo che trema, Einaudi, Milano, 2018) Andrea Pomella (intervistato nel prossimo numero della Rivista per le Medical Humanities), continua a raccontarci di sé e pubblica, sempre nell’elegante collana Supercoralli di Einaudi, I colpevoli [...] Perchè leggerlo? Perché la penna di Andrea Pomella è tra le migliori in Italia oggi. Inoltre, perché la letteratura è fatta anche di confronti e fil rouge e I colpevoli si colloca di diritto e con merito tra i più importanti testi autobiografici scritti negli ultimi anni, insieme a capolavori come Città sola di Olivia Laing, Brevemente risplendiamo sulla terra di Ocean Vuong (recensito nella Newsletter #4) e a La Straniera di Claudia Durastanti (intervistata nel n. 44 della Rivista per le Medical Humanities).  Continua a leggere

Recensione di Federica Merlo e Nicolò Saverio Centemero

Dal suo I colpevoli Andrea Pomella ha tratto un Podcast di 4 episodi: «storie di figli che, nel corso della loro vita, si sono persi nell’ombra fitta della figura paterna, che hanno patito la mancanza del padre o che il padre lo hanno combattuto, che hanno tradito e che sono stati traditi».
Buon compleanno Mr. Grape
regia di Lasse Hallstrom

Gilbert Grape è un giovane che vive con la sua famiglia a Endora, piccola cittadina dell’Iowa. Oltre a lavorare nella drogheria della città, Gilbert si occupa del fratellino Arnie, autistico dalla nascita. La madre, divenuta obesa  dopo la morte del marito, non esce di casa da sette anni. [...]. Perché guardarlo? [...] La tematica della cura è trattata come impegno da parte del famigliare curante, in difficoltà spesso a trovare del tempo per sé. L’eterna ambivalenza tra l’impegno preso verso il famigliare e la necessità umana di prendersi del tempo per sé e trovare chi, a sua volta, si prenda cura di noi.  Curare gli altri senza trascurare se stessi, un equilibrio difficile da raggiungere e mantenere, che questo film affronta in tutte le sue sfaccettature. [...] Continua a leggere

Recensione di Martina Malacrida Nembrini

Dalla rivista per le Medical Humanities

Questo mese vi proponiamo la lettura di un estratto del Dossier La cura delle donne, comparso nel decimo numero della rivista per le Medical Humanities: qui, la filosofa Tiziana Filippi affronta temi come il coraggio e la compassione - oggi più che mai, all'indomani della più drammatica crisi sanitaria della nostra epoca, di grandissima attualità - rapportandoli all'universo della cura femminile.

Il lavoro della compassione (o del coraggio delle infermiere)
Tiziana Filippi, rMH n. 10

La svalutazione della contingenza, del concreto, della materialità, invade anche il mondo della cura e dell’assistenza, oscurando l’esperienza femminile e con essa sminuendo l’importanza della dimensione relazionale compassionevole. Un maggiore riconoscimento del ruolo e della sensibilità delle infermiere può contribuire a risvegliare nella società l’assopito senso morale. Leggi l'articolo

Agenda

Longlake Festival: WOR(L)DS
 

Dalla letteratura all’arte, passando per l’architettura e la scienza, la sezione WOR(L)DS del LongLake Festival vuole far “respirare” le menti del pubblico, in un incontro di parole e mondi. Il prossimo appuntamento in programma è SPAZIOBIANCO Poesia: incontro con Fabrizio Lombardo in dialogo con Jordi Valentini e Mattia Bettoni, a cura della Casa della Letteratura per la Svizzera Italiana.
Quando? Fino al 30 agosto 2020
Dove? Boschetto - Parco Ciani, Lugano

Incontra uno scrittore al parco
 

Ideato dalla Divisione della cultura e degli studi universitari (DCSU) in collaborazione con le Biblioteche cantonali e le Città di Bellinzona, Locarno e Lugano, il progetto mira a promuovere la lettura durante tutta l’estate. Incontra uno scrittore al parco darà la possibilità a scrittori e professionisti della Svizzera italiana di incontrare il pubblico negli parchi adiacenti le Biblioteche. Il programma dettagliato è consultabile nell'Agenda dell'Osservatorio Culturale del Canton Ticino.
Quando? Durante tutta l'estate
Dove? Lugano, Locarno, Bellinzona

LAC en plein air
 

Dall'11 luglio al 6 settembre, LAC Lugano Arte e Cultura presenta la rassegna estiva LAC en plein air, un ricco calendario di concerti di musica classica e di world music, reading teatrali, incontri e presentazioni di volumi freschi di stampa, con alcuni tra i migliori artisti della scena culturale regionale. Trenta eventi serali gratuiti ospitati all’aperto nello spazio raccolto dell’Agorà, curati dal LAC insieme a LuganoMusica, Orchestra della Svizzera italiana e Museo d’arte della Svizzera italiana.
Quando? Da sabato 11 luglio 2020
Dove? Centro culturale LAC

Novità

La Fondazione Sasso Corbaro
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Da questo mese la Fondazione Sasso Corbaro estende la propria presenza online al campo dei Social Network: primo fra tutti, Facebook!
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Nella Sezione Video della pagina troverai le registrazioni di tutti gli eventi promossi dalla Fondazione: il primo è «Morfina: tra mito, realtà e controversie» (Bellinzona, 02.06.2020).
"Ethical decision-making in the management of pediatric patients with  severe disorders of consciousness: A qualitative study"

Nell'ultimo numero dell'European Journal of Neurology è comparso l'abstract del progetto di ricerca condotto da Federica Merlo, Marta Fadda, Emiliano Albanese, Claudio Bassetti e Roberto Malacrida sul tema dell'etica in campo pediatrico.
Clicca qui per leggere l'abstract (p. 142)
Speciale Insieme in quarantena

La comunità del Club ’74, il club socioterapeutico e cultutale di Mendrisio, racconta e si racconta attraverso la nuova pubblicazione di Insieme - il periodico che, da oltre 40 anni, è portavoce delle riflessioni di chi spesso vive al e oltre i margini. L'edizione speciale in quarantena raccoglie i pensieri, le riflessioni e gli stati d’animo legati al COVID-19: buona lettura!
Scarica la versione digitale di Insieme in quarantena

 
lo scorso 8 aprile il Club '74 si è aggiudicato il primo premio nella seconda edizione del concorso #piùvelocidelvirus, ideato con lo scopo sfruttare la viralità di un video sui Social Network per 'battere sul tempo' il Coronavirus.
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